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Serendipità

Il termine serendipità indica l'occasione di fare scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un'altra. Il termine fu coniato in inglese (serendipity) da Horace Walpole nel XVIII secolo e rientra pertanto nel novero delle parole d'autore.



Storia


Il termine deriva da Serendip, l'antico nome persiano dello Sri Lanka. Il termine fu coniato dallo scrittore Horace Walpole che lo usò in una lettera scritta nel 1754 ad un suo amico inglese che viveva in Italia, nel senso di una fortunata scoperta non pianificata. Walpole spiegò una scoperta inaspettata che aveva fatto su un dipinto perduto di Giorgio Vasari con riferimento a una fiaba persiana"Tre prìncipi di Serendippo" rielaborata e tradotta in italiano da Cristoforo Armeno nel cui racconto i tre protagonisti trovano sul loro cammino una serie di indizi, che li salvano in più di un'occasione. La storia descrive le scoperte dei tre prìncipi come intuizioni dovute sì al caso, ma anche alla loro sagacia, uno spirito acuto e alla loro capacità di osservazione.


Oltre ad essere indicata come sensazione, la serendipità indica anche il tipico elemento della ricerca scientifica. Come suggerito dal sociologo Statunitense Robert K. Merton nel 1948, quando spesso scoperte importanti avvengono mentre si stava ricercando altro. Portando alle estreme conseguenze il concetto di serendipità/casualità delle scoperte scientifiche, in contrapposizione al metodo dell'indagine sistematica, si può arguire che in ogni scoperta, come del resto in ogni aspetto della vita reale, deve essere insito qualche elemento di casualità: se il ricercatore sapesse già esattamente quello che sta cercando, non avrebbe bisogno di cercarlo, bensì gli basterebbe avere una conferma di una realtà che già prevede esista. In questo senso una nuova scoperta scientifica ottenuta mediante intuizione o serendipità da un ricercatore è cosa sostanzialmente diversa rispetto all'ottenimento di una conferma sperimentale di un evento mai prima osservato, ma previsto - da uno scienziato - in base all'estrapolazione di una teoria basata sull'interpretazione di altri eventi noti correlati. In questo caso infatti l'oggetto della ricerca sarebbe il tentativo di validare una teoria - cioè una rappresentazione astratta del mondo reale - quindi non la realtà in sé del mondo sottostante.


Una famosa frase per descrivere la serendipità è del ricercatore americano Julius H. Comroe:

«Serendipity is looking in a haystack for a needle and discovering a farmer's daughter.»


Traduzione: «La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino.»

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