- Martina non ha voluto sentir ragioni di farsi accompagnare, di essere sostenuta, di ricordarsi almeno una volta di essere anche FIGLIA.
Si guarda intorno, osserva tutto, la sala d’attesa, i volantini gettati alla rinfusa sul tavolino nell’angolo e passati tra le mani di tanti sconosciuti; di quando in quando mette la testa fuori dalla porta a catturare l’andirivieni delle infermiere e di qualche dottore in camice. È così presente il suo modo di stare nelle cose. Le vuole incontrare, ci vuole entrare dentro. Nel frattempo arriva il medico a prenderla; l'attenzione cade sul volto del dr. Fisarmonica: più di tutto la colpisce una sorta di tristezza che sembra scorgere nello sguardo, al fondo degli occhi. O forse è solo una sua proiezione. -
Ciò che davvero conta è la connessione pura e libera che riesci a sperimentare con te stesso, con gli altri e con l’intero universo. Tu funzioni come un diapason, come Martina ( diapason: è uno strumento a forma di fionda, ma d’acciaio, che serve per accordare gli strumenti e dare la nota iniziale alle voci di un coro); a qualsiasi frequenza vibri, tendi a far vibrare e quindi ad attrarre energie simili.
Di solito non si rilassa facilmente, sempre sotto pressione per il timore di non essere all’altezza delle aspettative. Il dottor Fisarmonica ha smesso di scrivere nella cartella, la guarda, aspetta in silenzio quel tanto che basta perché lei ritorni dalla voragine dolente. Poi, come se avesse ascoltato i suoi pensieri, lentamente aggiunge: «La strada del fuoco è un’immagine potente… Se il fuoco non trova più strada, prima implode ma dopo in qualche modo esploderà. Un cuore ardente deve avere strada per il suo fuoco…».
In lei, il dr. Fisarmonica ha riconosciuto subito il fuoco sacro che è costante tensione, che può trasformarsi in tormento e disagio fisico (come nel caso di Martina), certo, ma può essere anche strada verso l’essenza. Un fuoco di una potenza tale da essere stato imbrigliato, forse inconsciamente o forse intenzionalmente, molto presto implode dentro..
Ognuno di noi possiede un fuoco che arde e divampa, alimentato da motivi, bisogni, esigenze, missioni silenti e altre evidenti; il fuoco si manifesta nel corpo nei modi più buffi e particolari, da un respiro trattenuto a della mani che sembrano sudare un calore improvviso, e poi ancora da pensieri veloci e turbinii di parole e dialoghi interni; ognuno possiede e cura il proprio fuoco interiore, consapevolmente e inconsapevolmente. Quel che si fa domare è più facile, ma non può dare gli stessi fremiti.
Non cercare di domare quel fuoco, quel vigore, quell’ansia, quell'agitazione che altro non è che ENERGIA ( parole, messaggi dal corpo, chiamate all’attenzione, voci di richiamo con il tuo nome); Soffocare un’energia equivale a soffocare e mai conoscere una parte di te, magari quella che può raccontarti la verità, magari proprio quella che risponde al tuo perché.
«Io sono curiosa.»
«Di cosa?»
«Di vedere che succede se ti prendi la libertà di essere veramente te stesso/a, e di far divampare quel fuoco»
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